In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
"Carlo de Rosa, Pittore della città di Giovinazzo, abitante in Bitonto.
in un documento del 1661 del Notaio Giovanni Francesco Lombardi, faceva
registrare una delle sue tante sortite sul tertitorio pugliese, addirittura nella
Basilica di S. Nicola di Bari, all'età di 48 anni.
Dalla feconda triangolazione Giovinazzo Bitonto Napoli era g1à
emerso un artista compiuto e prolifico, che con la sua opera di pittore ed
architetto aveva saldato le esigenze più monumentalie diegetiche di un Barocco
non originale ma di grandissima dignità e fruizione "provinciale".
Sposatosi a Bitonto, Carlo Rosa ne fa il centro nevralgico della sua
produzione e la sua "bottega" la consegna a tante chiese che tuttora (in San
Gaetano, nella Chiesa del Carmine e del Crocifisso, ad esempio) costituiscono
gli spazi museali più disponibili ed esaurienti per rintracciare la sua arte aerea
e palpitante, di grande concentrazione scenografica, senza mai scadere nella
saturazione e senza mai provocare il collasso visivo.
Ora, il 7 MAGGIO 1922 sulla GAZZETTA DI PUGLIA D. Scoppetta
ricostruisce uno degli episodi più significativi delle tante trasferte cui Carlo
Rosa ben volentieri si sottoponeva per le varie ed allettanti committenze.
Il critico, tentando con valide e "moderne"argomentazioni di legittimare
e di fare l'esegesi artistica della controsoffittatura della Basilica di San Nicola,
di cui allora si stava ipottizzando la rimozione, così scriveva: "Il soffitto dorato
che copre la navata maggiore della nostra monumentale Basilica, cosi quello al
posto della cupola, e dei due transetti, sono opere aggiunte in epoca molto
posteriore alla costruzione della chiesa, che dovrebbero rimanere al loro posto
insieme a tante altre opere aggiunte prima e dopo dei soffitti, sia pel loro pregio
artistico, sia per la loro importanza storica a maggior gloria del celebrato nostro
santuario". (4)
E interessante questo articolo perché testimonia come lo Scoppetta, più
di settant'anni fa, si rendesse già conto che ormai il Barocco, coniugato col
Romanico-Pugliese, non dovesse essere penalizzato in un'assurda graduatoria
di valori e di primogeniture, e che dovesse essere "salvato" e accettato in una
contestualizzazione di fatto.
Scindere i due contributi ed esiti artistici, significava privarsi di un'immagine complessiva (e da storicizzare), a cui l'occhio aveva ormai diritto. Le
esegesi e le rimozioni violente (si pensi à cio che e avvenuto, ad esempio,
proprio nella nostra Cattedrale!) hanno compromesso per sempre la compatta
fruizione che i secoli avevano, a torto oa ragione, predisposto.
All'epoca di Mons. Marena "vinse" il Romanico-Pugliese. Che oggi però
(ironia della sorte...) è stato "sconfitto" da quelle radici paleocristiane che
prepotentemente sono affiorate e hanno reclamato spazio e considerazione.
(4) Luigi Mongiello: CARLO ROSA: Analisi e Rapporti della sua Opera Pittorica ed
Architettonica, 1980 ("Cultura e Società a Bitonto nel sec. XVII" a cura del Centro Ricerche
di Storia e Arte bitontina)