In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
La Cattedrale nel 1621... la Cattedrale come la rappresentava e commentava il teologo Gaetano Valente il 1901... e la Cattedrale come la vediamo noi
oggi... che prospettive e sensazioni diverse!
Il 1621, durante il breve episcopato di Mons. Giovan Battista Stella,
romano, fu ancora una volta "accomodato" il coro, ma il Valente, quando ne
parlava, aveva negli occhi la singolare commistione romanico-barocca, e noi, a
malapena, possiamo accedere alle "trincee" del nostro massimo tempio e ci
chiediamo quale immagine, di Esso, si lascerà ai posteri...
La stratificazione dei tre punti di vista comunque, rende più suggestiva
e più cara la nostra Cattedrale, che ci appare più che mai laboratorio di arti, di
stili, di effetti: insomma con la complessiva "honesta forma" riferita alla sua
parte più palpitante, il Coro.
Se ne parla in una relazione dell' 11 MAGGIO1 621: "sembra che l'antico
Coro - riferiva il Valente - non si estendesse sino ai due pilastri dell'abside come
presentamente, ma invece lasciasse uno spazio da girarvi intorno. Infatti il
Vescovo Stella per visitare la cappella della Presentazione a destra del Coro vi
ascese per gradini di legno dalla parte dietroposta del medesimo "a parte
posteriori dicti chori". (6)
Sì, è tutt'altra topografia, con quelle cappelle laterali in cui le Famiglie
della nobiltà bitontina celebravano il contrappunto socio-religioso del proprio
censo. E' quel Coro, che pure abbiamo 'abitato' per anni, in cui ci siamo
rannicchiati come spettatori in prima fila (e in cui abbiamo potuto vedere i
commoventi sopravvissuti del Capitolo celebrare le Lodi del Signore alle dieci
del mattino...).
Fuori da quegli stalli lignei, intanto, li vide un giorno Guido Piovene in
una tappa bitontina del suo "VIAGGIO IN ITALIA". Egli così scrisse: "più bella
di tutte, forse, la Cattedrale romanica di Bitonto; presso la quale, in una via
lunga e stretta splendori e miserie del mezzoggiorno mi hanno dato di sé una
vistosa illustrazione. Dal fondo della via avanzava verso di me uno splendido
corteo funebre: uomini portacroce di cappa scarlatta; canonici regali in manto
d'ermellino, le calze rosse fiammeggianti tra la veste e la scarpa... le belle calze
rosse mostravano i buchi ai calcagni...". Senza commenti.
Ma torniamo nella Cattedrale: scegliete voi l'epoca. Se il seicento con le
sovrapposizioni barocche e i monumenti funebri dei vescovi in progressione.
Oppure l'inizio di questo secolo, poco prima che la nostra Cattedrale fosse
immortalata dagli Alinari e dalla loro "nuova" arte. Oppure oggi, con quei
camminamenti sospesi su inattese rivelazioni artistiche e su arcani e remoti
simboli museali! Scegliete voi: la Cattedrale offre specularmente ogni sfondo.
Perché nessun secolo è passato inavvertito in quel sacro Spazio.
(6) Can. Teol. Gaetano Valente: LA CATTEDRALE DI BITONTO, 1901-BITONTO Tipografia Vescovile