In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Luigi Sylos nella sua opera Bitonto nella storia cita integralmente la cronistoria di un'alluvione che colpì Bitonto dalle parti del torrente Tiflis nell'autunno del 1846.
L'autore di quella cronistoria è il parroco di San Silvestro di allora, Don Francesco Paolo Prisco, il quale, dopo aver descritto quella calamità «che i più vecchi del paese non avevano veduto nè sentito dai loro antenati... e da quell'epoca dell'alluvione, si sentì la carestia e miseria, che la povera gente moriva di fame», così conclude la sua cronaca: «E questo durò, fino a che Dio Padre Misericordioso si benignò nell'anno appresso 1847 dare una mediocre raccolta di grano, legumi ed olio: quale olio poi non si potè vendere per le circostanze insorte dal dì 29 gennaio 1848, che Dio sa come e dove andremo a finire».
Ora, cos'avvenne quel 29 gennaio? Qualcosa di ben diverso, ma nella mente del prete al pari di una stessa, tremenda calamità che colpiva Bitonto in quel biennio. Siamo, è proprio il caso di ricordarlo?, al fatidico 1848, e Luigi Sylos, purtroppo sorvolando sulle motivazioni politiche e sulla cronistoria dei fatti,
dice semplicemente che «quanto alle circostanze insorte dal dì 9 gennaio 1848 esse ci richiamano ai moti politici di tale anno».
Ora, capite il valore storico di una annotazione del genere? Ciò che le cronache registreranno a Venezia, a Milano e altrove, nel marzo di quell'anno, a Bitonto aveva già un antefatto alla fine di gennaio!
Avremo modo di tornare su questi eventi e sulla loro paziente e remota gestazione. Per ora ci basti pensare che la scuola di apostolato politico delle "vendite" carbonare locali di "Bruto rinato" e di "Trionfo della Virtù" aveva dato i suoi frutti a dispetto della occhiuta sbirraglia borbonica.
Bitonto ha avuto pagine memorabili, degnissime dell'epopea risorgimentale, e non faremo mai abbastanza per fare approfondire alle nuove generazioni la gloria e i meriti dei "nostri" patrioti accanto ai "medaglioni" che rischiano ormai di essere soltanto un luogo comune da sussidiario.