In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
"...Ora comincia lo spettacolo... E un tipico intervallo canoro, di quelli in voga nel Settecento durante i banchetti; ed ecco entrare in palcoscenico due castrati: cioè due voci bianche secondo l'usanza moralistica che vietava la presenza di vere donne sulla scena. I due cominciarono bamboleggiando a cantare...".
Ho tratto questo episodio così tipico, e per fortuna così datato, dal Casanova di Bernardino Zapponi, che ha tradotto in romanzo la sceneggiatura dell'omonimo film di Federico Fellini, perchè questo episodio, o tanti altri simili in voga in quel tempo, poteva essere stato interpretato da un... Bitontino!
Si, perchè Bitonto, nel suo olimpo musicale può annoverare anche la voce dolcissima di un evirato, quel Gaetano Maiorano che fu detto
«Caffarelli» forse per l'omaggio che egli stesso volle fare al suo maestro, un certo Caffaro che, "dopo averlo esaminato, avrebbe intravisto un luminoso avvenire artistico, consigliando il padre a portarlo a Norcia per farlo evirare" (!).
Il Caffarelli ha avuto un estimatore convinto in Alfredo Giovine che ha pubblicato un'attenta e documentata biografia su questo bitontino in trasferta per le corti e i palazzi patrizi d'Europa, come capitava frattanto anche a Tommaso Traetta(A)(B). In un'epoca in cui la primadonna non esisteva come timbro musicale e come... problema per impresari, toccava al Caffarelli animare il mondo lirico e teatrale dell'epoca.
In effetti, fu in anticipo sui tempi nell'uno e nell'altro senso. Perchè fu cantante geniale e prestigioso, ma ebbe un caratteraccio che gli alienò spesso le simpatie del pubblico e dei mecenati.
Il... sacrificio compiuto a Norcia gli procurò onori, ricchezze, benemerenze e una vita assolutamente romanzesca. Morì a Napoli il 31 gennaio 1783, dopo essere ricorso all'estrema unzione come tutti i mortali.
Fu un "eunuco", ma non lo fu certamente in senso evangelico.