In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Si fa un gran parlare, oggi, di agriturismo, ma sarebbe più esatto dire 'riparlare'. Perchè dall'epoca romana in poi, passando per i casali e le fortezze medievali e le splendide ville culminanti nell'insuperato e ridondante stile della reggia casertana (senza dimenticare gli edifici della borghesia genovese sulle alture già al tempo del massimo splendore di quella Repubblica Marinara), la nobiltà non ha mai perso i contatti con la campagna, sia per motivi che possiamo definire di evasione, sia per meglio torchiare il bracciantato alle dipendenze.
Per poter gustare l'atmosfera di quella ormai perduta situazione sociologica e di costume, non c'è forse documento migliore delle suggestive sequenze de Il Gattopardo di Luchino Visconti, che riuscì a darci con toccante e magistrale fedeltà il senso e il colore di un'epoca, nella descrizione della vita nella villa dell'entroterra siciliano.
Ebbene, quelle atmosfere possono risentirsi, respirarsi anche nell'agro bitontino, ove sopravvivono cospicui resti di edifici che riescono ancora a testimoniare, a documentare un modo di vivere e di essere.
Un documento del 9 febbraio 1759, ad esempio, è la registrazione di una stima che la Regia Corte di Bitonto(8) a opera sul «comprensorio della Selva chiamata 'di Durante' che si possiede dall'Ill.re Commentatore Gerosolimitano Frà D. Antonio Ildaris... con specioso Casino dentro, qual Comprensorio di terre da anni venti circa a questa parte prima era macchioso, e Boscoso, e da detto tempo a questa parte intieramente è stato ridotto alla coltura... e siccome prima li terreni sudd.ti erano di poco valore, oggi di però per le migliorazioni fatte, sono giunti a prezzo grande, come a dire le migliorazioni di ciascuna vigna di viti all'uso e misura di Bitonto...». Dove sono soprattutto da notare i riferimenti allo 'specioso Casino' e alla tipica coltivazione seguita nei nostri vigneti dai contadini del XVIII secolo: il primo accenno basta a ridarci il profumo (anche ambiguo, se vogliamo) di un'epoca; il secondo invece registra in un archivio a quanto 'ascendano le migliorazioni di ciascuna vigna di viti' per merito di un sistema di coltivazione che in poco tempo potettero incrementare il valore 'della enunciata Selva'.
Bisogna allora rileggere questa pagina del nostro passato, andando ben al di là degli Ilderis e delle loro fortune. Si deve altresì onorare la perizia del «capomastro Nicola Valentino coadiuvato dal muratore molfettese Anselmo Sgherza, entrambi residenti a Bitonto», e degli agricoltori anonimi (sempre così la gente dei campi...) che non hanno potuto `firmare' il proprio lavoro sulle labili zolle dei campi.
(8)A. CASTELLANO, Settecentesca Villa Ilderis ed il capomastro Nicola Valentino, «Botontum» 10, 1973.