In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.

Avvenne il 24-02-1861 ...


La Spedizione dei Mille a cosa mise veramente fine? Gli storici, i Meridionalisti soprattutto, sono unanimi nella risposta: mise fine solo ad un regime, ad una dinastia, sostituita in men che non si dica da Casa Savoia. Ma i problemi restarono, se mai esasperati dalle delusioni dopo la ventata di speranze che l'impresa garibaldina (e 'socialista') aveva suscitato negli animi dei democratici: «Il Mezzogiorno, sappiatelo pure - avvertiva Giustino Fortunato - sarà la fortuna o la sciagura d'Italia!».
Ma già da Bronte, da quel «massacro che i libri di storia non hanno mai raccontato» come annota il sottotitolo del notevole film di Florestano Vancini, venne una prima drastica e cocente smentita per coloro che avevano creduto che quella rivoluzione venuta dal nord portasse del pane e non solo la 'libertà' (come confida lo scettico Fra' Carmelo a Giuseppe Cesare Abba sulle colline di Calatafimi).
Nei dintorni di Teano si ufficializzò il trasferimento dei poteri e si crearono i presupposti per quell'operazione che non potrà essere definita meglio che col termine di 'gattopardismo'.
I briganti, i 'pugnalatori' di Palermo e i protagonisti dolenti de 'I Vicerè' di De Roberto, sono tra i tanti sintomi di un malessere diffuso che attraversava tutte le classi sociali e creava malcontento, reazioni, violenza. Anche a Bitonto.
Dal 20 al 24 febbraio 1861 la città era stata funestata da un moto insurrezionale filoborbonico, e solo all'alba del 25 febbraio la Guardia Nazionale agli ordini di Vincenzo Sylos-Labini, rinforzata da sol dati inviati da Bari, riuscì a domare la rivolta e a decapitarla con l'arresto dei capi.
Questi furono rinchiusi nel castello. E iniziò la 'piemontesizzazione' di Bitonto, in attesa che si formasse una coscienza veramente nazionale.