In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Non mi stancherei mai di osservare, di ammirare e di parlare della nostra Cattedrale. Non credo che a Bitonto ci sia un altro luogo così denso di memorie, nè che ci sia un altro testimone che possa mormorarci sommessamente tanta parte della nostra storia.
Recuperare allora la storia e la cronaca delle sue pietre e delle sue parti, delle modifiche e dei ripristini, ci porta comunque ad un nucleo di storia altra, sempre notevole ed interessante.
Soffermiamoci questa volta ad una perizia richiesta, il 26 marzo 1484, all'architetto e scultore Nuzzo Barba dal Signore di Bitonto, Andrea Matteo Acquaviva (27). Un feudatario che i Bitontini impareranno a temere e non rimpiangeranno mai, anzi! Ma che si preoccupava della ricostruzione del campanile della « maioris Ecclesie Botontine ».
Nuzzo Barba si mette subito al lavoro e, coadiuvato da Paolo de Burghensia e Nicola Santo, appronta una perizia che sottopone all'attenzione del committente: «Lo campanile de la dicta ecclesia verso la piacza è necessaria se abactire, che pate multo et stay tucto fracassato da intro, come oculatim ànno visto, et che è giudicio loro non se poteva remediare, nè reconsare, se non se face de novo; et dubitam tanto è ruynato et fracido, che li cascara sotto tutto ».
La perizia allarmò per le spese che il Barba avrebbe messo in conto e le cose, come vedremo altrove, andranno per le lunghe.
Un motivo di questo procrastinare potrebbe essere ricercato nel fatto che proprio il 1484 ci fu uno scambio di sedi vescovili concordato tra il Vescovo di Bitonto, Andrea de Paltroni da Urbino, trasferitosi a Sutri, e il Vescovo, Battista Pontina dei Marsi, che accettando la nostra sede vescovile, lasciava quella di Sutri.
...Un'interessante coincidenza storica che ci accomuna, per 16 anni, ad un vescovo le cui radici erano nella Marsica, la terra che sarà di Ignazio Silone.
(27)A. Castellano, Nuzzo Barba, Palo del Colle 1976, p. 9.