In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
I1 rispetto assoluto, organico e senza mezze misure, del tessuto urbano del centro antico, l'abbiamo capito e attuato troppo tardi a Bitonto!
Altre città (e altra cultura) hanno saputo vigilare meglio e oggi noi possiamo ammirare (a Lucca, a Siena, ad Assisi, per fare qualche nome) cosa veramente fosse l'urbanistica, l'architettura del nostro passato prossimo e remoto, ove (come afferma il Comblin) è scritta la memoria collettiva di una città, «una memoria deposta nelle pietre e nei volumi. Le pietre raccontano avvenimenti vissuti in comune e che hanno toccato un destino comune».
A Bitonto questa memoria collettiva ormai è lesa in più punti, e si rischiava la completa «amnesia» se non fossero finalmente intervenuti enti e persone che hanno provveduto alla salvaguardia del nostro superstite patrimonio storico-urbanistico.
Il XIX secolo, con i problemi di un traffico appena più convulso, fu un'epoca veramente critica per il paesaggio urbano che in qualche modo fosse sopravvissuto ad una diversa era sociologica e tecnica.
Bisognava fare posto, fare largo, e cadevano mura, porte, vestigia; insomma i lineamenti di un passato, ritenuto d'un tratto ingombrante.
Il 31 marzo 1883, il Consiglio Comunale, presieduto dal Sindaco dell'epoca, Pasquale Martucci Zecca(32), delibera all'unanimità «l'abbattimento del torrione a Strada Amedeo, e propriamente quello che chiamasi Castello dirimpetto alla Chiesa dell'Annunziata, e ciò per allineare una delle principali strade della Città». Conveniva, a quella Amministrazione, una tale operazione tenuto conto che il «sussidio di Lire 3.300 è molto economico; ritenuto il concorso di L. 500 da parte della Congrega dell'Annunziata e di L. 500 da parte del Sig. Buquicchio Giuseppe... giusta loro spontanea offerta, come coloro che più avvantaggiano per la demolizione in parola».
Così il piccone non ebbe alcun ritegno e oggi quel Castello dobbiamo solo immaginarcelo.
(32)D. A. Decapua, Stemma e Gonfalone del Comune di Bitonto, Bitonto 1960. p. 56.