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Chiesa di S. Valentino

L'edificio ripropone il modello benedettino degli insediamenti rurali dei quali si hanno altri esempi nel territorio. Infatti l'area bitontina è punteggiata da insediamenti analoghi sorti tra i sec. XI e XIII, ben visti e sollecitati dai normanni, che, per concrete esigenze di carattere storico e culturale,li consideravano strumenti di difesa dagli attacchi saraceni: forme di diffusione della chiesa d'Occidente in Puglia. Sono di solito piccole chiese lungo gli assi viari che si sviluppano a raggiera dalla città; nel clima generale di ripresa economica del periodo sembrano voler recuperare e rivitalizzare i casali, aggregazioni sociali tipicamente rurali. L'edificazione della chiesa di S. Valentino, extra moenia, in prossimità della porta Robustina fu commissionata dal bitontino giudice Maior alla metà del sec. XII. Attraverso alterne vicende appartenne prima ai benedettini che la ressero con un priorato, poi ai Cavalieri Templari ed infine dal XVI sec. al capitolo e al clero bitontino. Era tradizione che i vescovi eletti di Bitonto indossassero i paramenti pontificali ìn quella chiesa da dove poi procedevano, in solenne precessione, verso la città per prendere possesso della cattedra vescovile. La chiesa era conosciuta anche con il nome di Santa Maria delle Grazie, in quanto in essa veniva posta l'immagine della "Vergine" della chiesetta di campagna durante i giorni della festa a Lei dedicata. La fabbrica è uno degli esempi di costruzione a navata unica coperta con cupole in asse. Le coperture delle due cupole della navata, visibili dall'esterno, sono costituite da strutture piramidali rivestite da sottili lastre di pietra, simili alle "chiancarelle", ed impostate su tiburi quadrati. La facciata, orientata liturgicamente Est-Ovest, é realizzata in locale pietra a vista e presenta un semplice portale con archivolto retto da due piccole mensole laterali e sovrastante oculo. Sul fianco Est, nascosta da costruzioni più recenti, fuoriesce l'abside della chiesa che ha al centro una piccola monofora ed era internamente decorata con un affresco raffigurante la "Madonna delle Grazie con S. Valentino e S. Carlo", andato perduto. La concavità absidale sembra disegnata con un raggio che ha il centro posizionato oltre il paramento murario in cui è inserito. Il campanile a vela è di epoca successiva. L'interno, a navata unica, è costituito da due campate quadrate sobrie e disadorne che esaltano la perfetta simmetria e la purezza della struttura muraria delle cupole realizzate con successivi anelli concentrici chiusi dalla chiave di volta. Ogni campata è definita da quattro grandi archi su cui si impostano, tramite pennacchi, le due semplici cupole che coprono la navata. Affiancano la navata altri ambienti, di cui uno coperto con volta a botte, forse la sagrestia.

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