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Chiesa del Crocifisso

La chiesa fu edificata sul luogo dove vi era l'antica edicola con l'affresco della Crocifissione, opera del Rapestingo. L'affresco era ritenuto miracoloso, come testimoniano i numerosi ex voto che ancora oggi si vedono sull'antico muro che sporge nella Cappella della Vergine dei Sette Dolori. Si racconta che l'olio benedetto il Giovedì Santo veniva deposto ai piedi dell'immagine e, versato in flaconcini, distribuito ai viandanti. La tradizione vuole che marinai veneziani l'abbiano usato durante una burrasca ed il mare si sia placato. Progettazione e direzione dei lavori vengono affidati al pittore Carlo Rosa che "travasa la sua spazialità pittorica in uno spazio concreto architettonico" nel quale prevede già ìn fase di progettazione gli spazi destinati all'opera pittorica. Edifica la struttura tra il 1664 ed il 1671, quando viene consacrata dal vescovo Tommaso Acquaviva d'Aragona, realizzando una chiesa suburbana con una caratteristica morfologia architettonica ispirata alla tipologia dei trulli, tradizionali costruzioni rustiche pugliesi costruite con muri di pietra e coperte da cupole rifinite con le "chiancarelle". La facciata, divisa orizzontalmente in due parti da un cornicione dal forte aggetto retto da due lesene, termina con un timpano semicircolare che poggia su paraste rastremate a rovescio. II portale, delimitato da cornici scanalate, è sormontato da un timpano a volute. A Sud si innalza il campanile a torre quadrangolare con due celle campanarie e la copertura piramidale. La chiesa, edificata con "licentia" del vescovo, non doveva superare le dimensioni di "trenta palmi per quattro (lati), ossia m. 7,50 per ogni lato. L'interno ad aula è composto di due spazi quadrati: il primo coperto da una volta a crociera, l'altro dalla cupola. Nel lato Sud è ancora visibile l'antico muro affrescato dal Rapestingo. La decorazione pittorica è attribuibile a Carlo Rosa solo in parte: gli angeli dei pennacchi, le lunette raffiguranti il Getsemani, la "Flagellazione" e la "Schiovazione". Il resto degli affreschi interni è opera della sua bottega (Gliri, Altobello e De Filippis) e di successivi interventi: le storie di Giona, Isaia e dei Patriarchi, le scene della cupola con i Santi dei Nuovo Testamento e della Storia della Chiesa sono del canonico Vitantonio De Filippis. Questo complesso unico in Puglia per la sua morfologia architettonica è stato inserito negli itinerari dei Seicento nel Meridione.

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