In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.

Avvenne il 08-01-1495 ...


Lo stile "notarile" di Stendhal cos'è (in lui e per i critici) se non l'elogio degli oscuri ma efficienti amanuensi delle pubbliche e private contrattazioni, dei "notari" appunto?
Quanta storia bitontina è scritta nelle loro carte! Qui la lingua, preoccupata di assicurare la comunicatività trascurando la espressività (Pasolini, si sa, era per la prima), annotava, chiariva, postillava, e intanto eternava i contraenti.
Nuzzo Barba, architetto notevolissimo del Rinascimento pugliese, "de S. Pietro in Galat. cittadino et abitatore di Bitonto", come si legge nei documenti stilati da notar Abinantino l'8 gennaio 1495, vi appare in rapporti d'affari (artistici naturalmente) con i Vulpano, ma lo fu anche con i Bove e con i Vescovi dell'epoca: Battista De Pontibus e, presumibilmente, con i due Orsini: Giovanni Battista e Giovan Francesco.
Nuzzo Barba ha lasciato soprattutto a Bitonto tracce cospicue della sua versatilità architettonica e scultorea, composta e solenne, classica nei modelli ma talvolta "indigena" nei modelli. Non dominò sempre egregiamente la pietra, e allora la sua scultura fu approssimativa e tozza, ma oggi preferiamo proprio questo tipo di scultura, non troppo leggiadra, che non ci faccia dimenticare la pesantezza espressiva della pietra: perchè la scultura è arte severa che spesso e volutamente rinuncia al marmo.
Rivedremo i volti scavati, le tozze figure, nella pittura di Domenico Cantatore. Il modello è rimasto: è la plebe, resa universale e "bella" dalla mediazione dell'arte, ma che sa ancora del "profondo sud" che siamo stati. Un po' come il bue assurto a simbolo dei Bove sulla lastra tombale scolpita dal Barba: un bue-simbolo, ma con la pesantezza realistica della natura.