In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Carlini... tari... ducati... augustali... in progressione multipla erano
le monete che in epoca aragonese consentivano gli scambi commerciali nel XV
secolo nell'Italia meridionale.
Ora, quando il Pasculli parla di un episodio di zecca clandestina a
Bitonto, bisogna pensare per forza a questi tipi di monete e alla possibilità di
contraffazione delle rispettive leghe.
Ma diamo la parola al Pasculli: "Un certo Don Antonio Mastromattei da
Grumo, il 9 MAGGIO 1458, dichiarava in Palo del Colle, alla presenza del
giudice, del notaio e di testimoni Palesi, che dimorando una volta a Bitonto,
aveva partecipato alla fabbricazione di monete false".
Grumo...Palo del Colle... Bitonto...L'internazionale del crimine! E poi:
si trattò di un delitto contro l'Erario oppure era soltanto un tentativo di
denigrazione della nostra Città a Palo, che notoriamen te non aveva buoni
rapporti con Bitonto?
Comunque, oggi da che parte stiamo? Dalla parte di Alfonso I (che morì
meno di due mesi dopo) e del successore Ferdinando I d'Aragona, o dalla parte
di quei falsari che osarono contraffare le monete dell'occupazione di turno? E
poi: fu truffato I'Erario o la povera gente che si trovò quelle monete false tra le
mani?
Peccato che non abbiamo altri elementi per comprendere, in tutta la sua
complessità, la "notitia criminis". Né, in verità, riesco a "sceneggiare" adeguatamente l'episodio, a "vestire" i personaggi, a ricreare l'atmosfera del
malaffare... In quale parte di Bitonto avveniva il conio di quelle monete? in che
tipo di locale? e con quali materiali e "macchine"?..
L'unica immagine che invece si impone e si sovrappone, è quella di
Totò, Peppino De Filippo e Giacomo Furia che stampano le diecimila false nel fim LA BANDA DEGLI ONESTI!... Insomma, non riesco a pensare
a un tipo di.. criminali, in quel lontano 1458, che avessero una personalità più
bieca, più drammatica di quei tre! Probabilmente erano apprendisti stregoni da
due soldi (ecco, è proprio il caso di dirlo..) che, se hanno messo a segno qualche
colpo, non riuscirono certo a sbancare l'Erario aragonese con quelle poche
"monedas" più cedevoli al morso del controllo!