In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.

Avvenne il 08-05-1273 ...


Bitonto fu di "fede" angioina più che sveva: il fascino e l'autorità di un Federico II comunque lontano, non furono più forti della politica gestita dai Vescovi bitontini, chiaramente antiimperiale, soprattutto dal 1239, quando Federico II fu scomunicato.
Prima Sergio da Orvieto, e poi Monsignor Pardo, che era addirittura un Bitontino, vigilarono sull'animus della nostra "Universitas" e, poco più tardi, a Bitonto converrà questa riconosciuta dislocazione sullo scacchiere meridionale in un'epoca di chiara e dilagante egemonia angioina: c'era infatti anche il problema della "delimitazione dei confini del tenimento di Bitonto con le terre convicine" (5), che abbiamo già avuto modo di individuare (cfr. il 13 febbraio 1265).
Ora, in una lettera regia dell'8 MAGGIO 1273 Carlo d'Angiò, anzi Carlo I all'indomani della messa in. . . liquidazione della dinastia sveva, avvenuta il 1268 con la decapitazione a Napoli di Corradino di Svevia, sancisce quella delimitazione in una lettera di credito che il Sindaco della nostra Università, Palma de Paone, potrà poi esibire al Giustiziere di Terra di Bari, Simone de Bellovidere.
Stiamo dunque parlando di un territorio che doveva fare da supporto a determinati processi socio-economici, e stiamo parlando di un 'imperativo territoriale' che già si faceva sentire e che voleva cautelarsi con confini sicuri, riconosciuti e i più dilatati possibile.
Li ricordiamo qui nei suoi vertici più opposti e significativi: dall"arenarum" (il "titolo" di Modugno) verso Bari, fino alla chiesa di San Martino con la sua proiezione sull'Adriatico tra Giovinazzo e Santo Spirito dalla Murgia alle macchie tra Bitonto e Binetto; dalla chiesa di S. Maria di Sovereto al confine di Palo... Un territorio non dichiarato "franco,ma sentito come proprio e nelle linea di una tradizione che vedeva Bitonto emergere tra i villaggi viciniori e assimilati,
Erano, ricordiamolo ancora una volta, "triginta et duas villas", come testimoniò Frater Angelus in una citazione di Fra Apollinare di S. Gaetano(A)(B). Ed erano li "fra l'ebrezza ed il profumo del mare Apulio (ah, le risonanze ora ziane!) e la salubre tramontana aria della Murgia selvosa" (5).


(5) Donato Antonio De Capua: BREVI CENNI CULTURALI DELLA CITTÁ DI BITONTO, in STUDI BITONTINI n. 1, aprile 1969.