In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
«Signori, esiste una questione femminile: ed è problema grave e rinascente. Affiora ad ogni svolta della storia e punge il cammino dei nostri giorni. Esiste una questione femminile, perchè esiste una questione per l'uomo, di cui la donna è mistero di vita e di necessità... Ed oggi tale questione è acuita come sempre: ed oggi è interessante, come sempre, la questione della donna, il problema femminile. Non è cosa nata al nostro secolo, in cui tanto si parla e tanto si scrive sulla donna; ma questo problema divampa dall'alba della vita e segue, passo passo, il tormento del nostro cammino. É problema che s'intreccia naturalmente all'uomo; e, se l'uomo è, questo problema è... Le condizioni economiche subiscono sempre la trama delle idee; ma bisogna riconoscere che anche molte volte tessono siffatta trama. Il problema femminile, che nel secolo nostro è problema determinato da una somma ideale, è stato svegliato e punto anche da una somma di necessità economiche, le quali hanno più tremendamente impostato ed hanno - direi - più tremendamente fertilizzato il problema eterno ed ideale della donna...».
Questo scritto(24) non è naturalmente di oggi, ma viene dalla fertile penna di un prelato bitontino, che lo concepì oltre cinquant'anni fa, esattamente il 22 marzo 1928, quando fu letto per la prima volta a Foggia, nella sede dell'Università Popolare. L'autore: Mons. Calamita, che muove verso l'ardua questione del femminismo partendo dal miracolo che Gesù opera sulla figlia di Giairo.
E' pur vero che del detto paolino (« La donna perverte, diverte, converte »), il conferenziere stenta a credere fermamente alla terza possibilità, ma almeno, col solito cavalleresco paternalismo, assegna (assegnava) alla donna del suo tempo «in omaggio, il verso di Dante, chiamando la donna: `luce intelletual piena d'amore'». Oltre non va, dando per altro la viva impressione di dare comunque corpo e sostanza ad un diffuso sentimento di diffidenza e di sospetto verso quella «autonomia» della donna, che si poneva già sul piano concorrenziale nei confronti dell'uomo.
Allora, quale soluzione «equa e rispondente alla natura di colei, che rappresenta 1a metà del genere umano?» (Mao dirà, più tardi: «l'altra metà del cielo»...).
Certamente non la soluzione liberale che «fa tutti uguali, perchè fa tutti identici, fa tutti medesime cifre... soluzione di individui uguagliati nella loro nuda bestialità».
Nè la soluzione socialista che ha studiato la donna «nella sua funzione puramente materialista e puramente liberale... e ha dato alla donna l'obbligo di guadagnarsi con le sue mani il pezzo del suo pane, negando poi all'uomo l'onere di sovvenire a colei che, inferma per lui periodicamente, subisce nella sua vita, a favore dell'uomo e della società, il duro lavoro di essere una educatrice ed una generatrice di prole».
Mons. Francesco Paolo Calamita, manco a dirlo, crede nella soluzione cristiana che «porta l'offerta della perenne vita alla donna.
...Solamente Cristo ha riconosciuto ed ha fatto riconoscere un mistero di vita, che si riteneva da tutti quale cosa morta, ma che dormiva nel fondo del cuore umano... Essa rappresenta la fecondità che è mossa dalla potenza all'atto, ma è la vita che viene suscitata dal principio della vita ».
Lasciamo a Mons. Calamita la... responsabilità di certe affermazioni e valutazioni: è una particolare antropologìa che fa sentire il suo peso e condiziona il pensiero dell'oratore che, finalmente, solo in altre parti del suo discorso mostra chiaramente l'alto concetto che ha della femminilità e della donna, che non siano state però compromesse da certe idee del secolo.
Ho voluto ampiamente citare questo scritto per dimostrare come alcune grosse problematiche sono affiorate, tanti anni fa, nella Chiesa locale e già ne hanno costituito motivo di dibattito.
Oggi la cronaca e la storia hanno definitivamente imposto il problema del femminismo e molte riserve sono cadute. Alla donna si riconoscono il diritto e il dovere di agire da protagonista nella vita pubblica: non la si vuol più confinare nei penetrali della «sua gloria domestica».
Perciò ritengo il testo di questa conferenza foggiana improponibile ad un uditorio di oggi e poco adatto nelle mani di un cristiano che voglia riflettere e agire per questo delicato e cruciale problema sociale. Ma c'è un passo che io sottoscrivo con convinzione. Un passo che in effetti rivela l'attualità della visione cristiana quando sa guardare alla donna con rispetto e considerazione, quando le ha profeticamente riconosciuto una personalita poliedrica e costruttiva.
É dove Mons. Calamita afferma: «Cristo, o Signori, ha elevato la donna cristiana, la quale, nella legge del Maestro, si è vista glorificare. Essa per Lui è diventata partecipe al regale sacerdozio della plebe santa: ed è stata fatta apostola con Febe, vergine con Agnese, casta sposa con Cecilia, madre con Felicita, maestra con Catarina, guerriera con Giovanna d'Arco, teologa con Teresa d'Avila». E noi possiamo allungare ancora la casistica che in questo secolo ha visto la donna «più» protagonista, testimone, martire. Possiamo continuare con le Cabrini, le Stein, le Frank... che hanno dato gloriosa prova dei tesori di una femminilità adulta, generosa e consapevole, che nulla ha tolto all'uomo. Anzi, ha dato.
(24)Mons. F. P. CALAMITA, Conferenza sulla questione femminile, Biblioteca Vescovile A. Marena Bitonto.