In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
L'arengo bitontino, da tanto ormai, non è più nel sagrato della cattedrale: com'è giusto, si è spostato in un'area "laica", ove le ragioni della
politica, emancipate dal contrappunto religioso, si impongono e si chiariscono nella dialettica dei partiti.
Oggi, quella piazza è intitolata ad Aldo Moro: un tributo alla vittima
più illustre di un "tempo greve, molto greve" (SCIASCIA), ma anche ricordo di una voce appassionata che spesso si udì in quella piazza resa più
intima e raccolta dalla bordura delle querce.
Molte altre voci hanno inondato quella piazza: quelle balbettanti o
ipocrite, e quelle culturalmente robuste e umanamente credibili e autorevoli.
Tra queste ultime, ricordiamo la voce spregiudicata e solenne di Ernesto Rossi, che l'11 Aprile 1948, appena una settimana prima di quel 18
aprile che comunque segno una svolta per la storia italiana, a nome di UNITÀ SOCIALISTA, contestava soprattutto i partiti maggiori (DC e PCI),
che si fronteggiavano non senza far sospettare a Rossi l'ingerenza di due potenze straniere: l'URSS ed il Vaticano!...
Questa polemica elettorale così datata e da storicizzare per comprenderne la veemenza, è, comunque, la parte più caduca di un discorso(9) che
tuttora ha il fascino delle voci forti e libere, credibili e autorevoli. Quel comizio è una brillante pagina di eloquenza, ma è soprattutto un
raro esempio di moralità politica. Una pagina ancora valida e perciò proponibile ad una città che, pur nel sospetto e imbarazzato appartarsi di quella sera sotto
le complici chiome degli alberi, oggi può con più serenità conoscerne ed accoglierne il messaggio, specialmente in tempi come quelli attuali quando, a
dirla col Galasso, "il moralismo e l'impoliticità sono due modi storici di far politica in contesti che non ne consentono altri".
Ernesto Rossi, raro esempio di autolesionismo politico (ma non ultimo!), chiariva innanzitutto di non essere disponibile a fare il
procacciatore di impieghi e il sostenitore dei vostri particolari interessi individuali o di
gruppo... Se volete invece avere in Senato un rappresentante che si sforzi in
tutti i modi di consolidare la pace, che difenda la libertà, che denunci le camorre e combatta i privilegi, che sostenga gli interessi dell'Italia ed in genere
di tutta la povera gente... allora datemi il voto segnando una crocetta vicino al mio nome".
Quelle crocette a Bitonto furono circa ottocento.
(9) Discorso di Ernesto Rossi a Bitonto, 11 aprile 1948, La Rassegna pugliese, gen.-feb.1967