In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.

Avvenne il 12-04-1862 ...


Sui muri di Palermo appena conquistata dai Mille, il 6 giugno 1860 apparve un Decreto di Garibaldi che annunciava l'obbligo per lo Stato piemontese di provvedere all'assistenza degli orfani, delle vedove e dei mutilati per la "causa nazionale".
Di quel Decreto molto probabilmente ci si ricorderà a Bitonto quando, due anni più tardi, sarà elaborato lo Statuto dell'Associazione Popolare di Mutuo Soccorso, approvato il 12 Aprile 1862. Infatti, Presidente onorario a vita fu desigbato il generale garibaldino, Enrico Cosenz, da Gaeta, onnipresente nelle campagne di guerra dal 1848 al 1870. Il Presidente effettivo fu Marco Cioffrese, anch'egli reduce dalla laboriosa e perigliosa vigilia pre-unitaria.
L'articolo che chiaramente riecheggia la magnanima intuizione di Garibaldi, così recitava: «L'Associazione servirà al reciproco soccorso per chi è caduto nell'impossibilità di lavorare, cagionata da cecità, da storpio o mutilazione, da vecchiaia indigente ed onorata, sicché conoscendosi la loro impossibilità al lavoro e la compatibilità della loro indigenza, avranno soccorso dalla cassa dell'Associazione».
Per capire il contesto sociologico di queste provvidenze, ci basti la descrizione che ne fa il Caiati(10) , riferendosi ad un'epoca poco successiva alla data dello Statuto in questione: <...Erano ciechi ed epilettici, storpi, gobbi e monchi, una moltitudine confusa di corpi che, con il loro sudiciume, le loro diverse piaghe e deformazioni, mi riempivano l'animo di orrore e di disgusto». Era la "corte dei miracoli" che si raccoglieva e concentrava a Bitonto per la festa dei Santi Medici. Giuseppe Caiati(A)(B)(C)(D)(E)(F)(G)(H) continua nella sua testimonianza: «Anche qui trovai lavoranti fisicamente imperfetti: un muto, zoppo di una gamba, e un ragazzo biondo e palliduccio che portava le stampelle... Era un povero epilettico, mezzo scemo, zoppo di un piede». Un campionario umano ch'era, quindi, sotto gli occhi di tutti e che, per fortuna, eccitò ciò che il Pasculli chiama "spirito di carità e larghezza di vedute" dei Soci fondatori. E come non vederli anche antesignani di quelle battaglie che più tardi vedranno a Bitonto impegnati i Ventafridda, i Berardi e la Società dei Benefattori e le Conferenze di S. Vincenzo? Non era certo poca cosa in un'epoca che non conosceva una vera giustizia sociale.

(10)G. Caiati, Altri tempi, Cappelli 1962