In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Dal 1942 al 1947: una fiammata. Eppure è uno dei Partiti che ha lasciato la più cospicua e stimolante eredità politica, culturale e morale. E' il Partito d'Azione in cui era confluito quel movimento di «Giustizia e Libertà» fondato a Parigi dai fratelli Rosselli, da Salvemini e da Parri.
La più completa, attuale definizione di quel movimento è di Carlo Rosselli: «'Giustizia e Libertà', libera federazione dei nuclei che saranno i partiti di domani. Un movimento così concepito è infinitamen te più efficace ai fini del lavoro di educazione e di preparazione rivoluzionaria, di un partito alla vecchia maniera, rigido, settario, geloso, obbligato alla coerenza, pauroso di tutte le innovazioni brusche, in una parola conservatore».
C'è, in queste parole, la consapevolezza del ruolo del Partito d'Azione, ma anche l'umile presentimento di essere un momento di raccordo tra la burocratizzazione dei vecchi partiti e quello che, si spera va, avrebbe riservato il domani alla classe politica e alla prassi democratica.
Durò in tutto sei anni, eppure gli archivi di quel partito hanno registrato il contributo notevolissimo di una limpida militanza culturale e politica.
Anche a Bitonto ci fu una 'colonna' del P.d'A. (22), che si convocava ov'è ora il Circolo Salvemini.
Giuseppe Caiati(A)(B)(C)(D)(E)(F)(G)(H) può esserne considerato l'esponente più qualificato e lo storico più attendibile, il quale dovette anche registrare, con intima sofferenza, il decadimento di una tensione morale, di una passione politica.
«...Il 23 febbraio (1946), dopo lo spettacolo miserando dato dal congresso del P.d'A. e, in particolare, dagli uomini più in vista di esso, mi dimisi dalla locale sezione. Nella lettera di dimissioni dissi, tra l'altro: Entrai nel partito, tre anni or sono perchè me l'avevano presentato come il continuatore del partito e della scuola mazziniana (e così in qualche modo era in quel tempo); ma quando esso va a finire in un partito caotico, senza una propria fisionomia ed un proprio metodo, e senza un programma chiaro e preciso... io me ne esco, anche se dolente di separarmi da taluni amici fattivi e disposti a sacrifici per il bene del paese, deciso a fare d'ora innanzi quel poco che potrò da indipendente da qualsiasi partito».
E così finiva una militanza che altrimenti avrebbe messo più radici nella nostra comunità e, forse, avrebbe dato più frutti di quanti non se ne colgano nell'attuale classe politica.
Angelo Tulli aggiunge un altro particolare quando ricorda che Giuseppe Caiati(A)(B)(C)(D)(E)(F)(G)(H) ebbe una cocente delusione dal Partito d'Azione di Bitonto, quando dovette registrare, ad una sua conferenza su Giuseppe Mazzini, un uditorio scadente e molte assenze... ingiustificate.
(22) G. Caiati, Lettere ai Familiari, Bari 1975.