In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.

Avvenne il 21-02-1880 ...


Questa sistematica ricerca su Bitonto sta portando alla luce una galleria di personaggi, insospettata per varietà e per interesse: la varietà dei tipi umani, dei loro drammi e delle loro miserie, delle passioni e delle virtù; Giovanni Modugnoe l'interesse che tuttora emana dalla loro vicenda terrena.
Ora, se fosse possibile gerarchizzare tutti questi volti che emergono dal passato a riproporre il senso della loro esistenza, sicuro di far torto a pochi, metterei tra i primi il professor Giovanni Modugno(20).
Nato a Bitonto il 21 febbraio 1880, egli rappresenta una delle più nobili espressioni dell'animus bitontino, come una sintesi delle lezioni dei secoli che hanno prodotto nei figli migliori acuta sensibilità morale e sociale, generosa disponibilità e, soprattutto, una grande capacità di leggere nel cuore dell'uomo e di saper educarlo.
Si dice che Bitonto produca, soprattutto, olio ed insegnanti... Ebbene, io credo che sia vero: nell'uno e nell'altro caso è questione del particolare 'terreno'. E Giovanni Modugno esprime certamente l'ideale realizzazione di questa vocazione locale. Ora, non solo la espresse (e fu Educatore), ma la teorizzò (e fu Pedagogista) e, nell'uno e nell'altra dimensione, eccelse tra concittadini che pure avevano la levatura di un Domenico Urbano, di un Nicola Fornelli, di un Giuseppe Caiati(A)(B)(C)(D)(E)(F)(G)(H).
La sua riflessione pedagogica fu una teoria 'di seconda linea' come si direbbe oggi, ma il termine non è da intendersi come riduttivo rispetto ad una teoria 'di prima linea': perchè questa esprime le esperienze degli educatori carismatici e le affermazioni dirompenti e paradossali (pensate a Don Milani e ad Illich), mentre le proposte pedagogiche di Giovanni Modugno sono assimilabili da ogni educatore che si voglia far carico, però, di un metodo che scaturisca da una interiorizzazione delle motivazioni educative, e voglia rifare cioè in se stesso quel laborioso cammino che l'educando deve fare.
Giovanni Modugno insegna ad essere, più che a fare: «Ho riletto una pagina del Beaudenom: verità luminosa! - scrive il 1944 - Il metodo di Don Bosco, di San Francesco di Sales, ossia del Vangelo, è il solo che dà la pace nelle relazioni umane (non solo tra maestro e alunno); ma per seguirlo con coerenza ed efficacia, bisogna acquistare l'assoluto dominio di sè; non basta domare la lingua; bisogna signoreggiare anche i muscoli del viso e i moti interiori».
E' il «per memetipsum ad configendum cor proximi transeat» di San Gregorio Magno. E, sul versante psico-pedagogico, ciò che oggi affermano Robert Rosenthal e Leonore Jacobson: «Il tono di voce dell'insegnante, la sua espressione facciale, il suo modo di fare e la posizione del corpo possono essere i mezzi attraverso i quali - probabilmente in modo del tutto inconsapevole - l'insegnante comunica agli allievi le sue aspettative».
E' la totalità dell'essere insegnante, è la definitiva conquista, il dominio sicuro del proprio io per potere, allora sì, aiutare gli altri a fare altrettanto; perchè «la scuola per diventare un laboratorio di anime, ha bisogno di educatori che si sentano vigili collaboratori di un grande disegno di riforma, consapevoli e alteri del nobile compito, al quale dev'essere data tutta la loro anima libera, serena e consenziente».

(20) M. Perrini, Pedagogia e Vita di Giovanni Modugno, La Scuola Editrice 1961.