In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
"..Ulivi più accanto al cielo infinito
di morbida seta
ulivi più accanto
all'anime fresche dei bimbi
vicini all 'altare
ulivi soavi".
La trepida cantilena di Milena Milani dovrebbe esserci piu familiare.
Perchè canta il ««nostro» albero, la radice della nostra storia e della nostra cultura: universale simbolo di pace, e simbolo locale d'una prosperità
faticata, sudata aspramente dalle albe livide dei nostri incipienti inverni sino ai tardi pomeriggi
quando, finalmente, il traino portava, come su un
carro trionfale, le drupe molli e preziose ai frantoi affaccendati... Ma non
sempre purtroppo era, è così.
Come nella famosa mela caravaggesca minata da un tarlo, così nella
nostra oliva s'annida talvolta un microbo vorace, un insetto devastatore: la
mosca olearia. Le carni delle tenere, ospitali olive diventano l'incauta coltre del terribile flagello, che distruggeva il raccolto di intere zone e riempiva
di rabbia impotente i cuori dei nostri contadini, soprattutto quando essi
erano più esposti a questo nemico vorace che si faceva beffa dell'alacre fatica e delle speranze di tanti mesi!
Si reagiva nei modi più congeniali alla complessa sostanza umana della
nostra gente: sul piano associativo, organizzando la «Azione PRO OLIO»;
sul piano scientifico, intensificando le ricerche per utilizzare i più efficaci
antidoti alle microscopiche ed implacabili razzie. E talvolta anche sul piano
della religiosità.
Il 19 Aprile 1885, solennemente, si fanno voti in Cattedrale di offrire
per il suo restauro l'un per cento del «fruttato, se fosse immune dal temuto
flagello della mosca olearia da più anni comparsa. Verificata questa fausta
speranza si realizzarono quell'anno circa dodicimila lire, compreso il largo
concorso del Vescovo Bruno, che fu sempre il primo a contribuire con non
meno di L. 500: le offerte continuarono negli anni seguenti, però sempre in
misura decrescente...»(16), così il restauro del nostro massimo tempio dovrà
contare su altri sussidi....
(15)G. VALENTE, La Cattedrale di Bitonto, BITONTO 1901