In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Bernardo Tanucci, il più autorevole riformatore del Regno di Napoli
col Palmieri e il Villamarina, fu l'accreditato «triumviro» che dovette
provvedere alla reggenza di quel Regno durante la minore età di Ferdinando IV(A) di Borbone. La sua indiscusibile personalità e le sue
intuizioni giuridiche («I giudici sono esecutori delle leggi e non autori... II diritto ha da essere certo e definito, e non arbitrario»)
ebbero scarsa influenza su un sovrano che si fece spesso «supplire» dalla consorte Maria Carolina, degna
sorella di quella Maria Antonietta che andò ad esercitare altrove quella vocazione al comando e quella grinta, ereditate dalla mamma Maria Teresa
d'Austria!...
Ferdinando IV(A) (e poi, I) di Borbone, come lo sfortunato cognato Luigi
XVI, si trovò coinvolto in avvenimenti più grandi di lui, e cercò, ma inutilmente, di contrastare l'astro nascente napoleonico. Partecipo, il 1798, alla
coalizione contro la Francia e s'illuse di sgombrare da Roma le truppe di
Championnet per restituirla a Pio VI, prigioniero a Valence, in Provenza.
L'illusione di una campagna di guerra baciata dalla gloria fu infatti di
breve durata: il generale Championnet ritornò con forze ingenti e Ferdinando provò l'amarezza di un disordinato e umiliante ritorno in patria.
Non servì nemmeno la leggenda di Fra' Diavolo a scamparlo da quella
sconfitta: «Fra' Diavolo è arrivato - ha portato i cannoncini - pe' ammazzà
li giacobini - Ferdinando è il nostro Re» era solo una ballata... «Tutto questo non impedisce che nel gennaio 1799 Championnet entri a Napoli. «La
città più divertita d'Europa» al cui confronto sfigura la «piccola Vienna»,
diventa la capitale di una repubblica. E' la Repubblica partenopea, che durerà cinque mesi. Cadrà a giugno, abbandonata dalla maggioranza delle
truppe francesi richiamate nell'Italia del nord per fronteggiare l'offensiva austriaca.. "(NELLO AJELLO)".
Intanto, e per quanto ci riguarda, la spedizione romana di Ferdinando
IV era ricaduta anche sulle nostre spalle. Infatti, il 25 Aprile 1798, Bitonto
consegnò al Re una forte somma in argento per la sua crociata antinapoleonica. E Bitonto, l'anno dopo, farà pagare al sovrano quel salasso
inalberando l'Albero della Libertà. Per poco tempo, certo ma sufficiente ad esprimere il... disappunto per l'ennesimo, esoso vassallaggio.
Le ragioni dell'emergenza per cause di guerra... Eppure, forse c'era
ancora fra le carte del Re una lettera relazione del 1791, inviatagli da Giuseppe Maria Galanti, in cui si cercava di delineare un aggiornato ed attendibile
profilo della situazione economica del Regno, con particolare riguardo
all'economia urbana. Vi si leggeva tra l'altro: «La costituzione delle città é
quivi di ostacolo alla maggior popolazione e alla migliore coltivazione. Esse sono numerose, ma senza villaggi. Questi vi erano nei tempi andati ma,
mancata la sicurezza civile, si è stabilita la medesima economia dei tempi
poco sicuri. Forma un altro disordine la gente rustica che vive nella città,
per cui avviene che lavori poche ore al giorno».
Ed è nel contesto di questa diffusa situazione di degrado economico e
sociale che si pone la "liberale" donazione di quell'argento al Re!