In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
"Se non ci fosse il legno, non ci sarebbero le statue e le sculture, le
decorazioni e gli intarsi delle chiese. Non ci sarebbero lo studiolo del Duca di
Montefeltro nel Palazzo Ducale di Urbino..." (Beniamino Placido). E, aggiungo
io, non ci sarebbero le "fatture dello altare di S. Nicola dell'Ospedale si come
pare nella retro scritta lista"!
Costò 25 carlini a D. Gironimo Berardino Schittini il lavoro di fino che un
altro Gironimo, Pinnino, intagliatore del legno, apprestò per la famosa
chiesetta bitontina. La ricevuta fu firmata in data 6 MAGGIO 1631, all'epoca,
dell'episcopato di Mons. Fabrizio Carafa.
Queste notizie sono tratte da un manoscritto custodito nella Biblioteca
Vescovile di Bitonto e censite, naturalmente, dal Centro Ricerche di Storia ed
Arte Bitontina per fare memoria anche di questi piccoli episodi artistici, ahimé
persi allo sguardo e alla fruibilità. Consoliamoci, allora, colle perenni virtù e i
meriti del Legno, ancora col panegirico di B. Placido: "Se non ci fosse il legno
non ci sarebbe Pinocchio, che dal legno è nato. E i danni per l'umanità sarebbero
incalcolabili. Altro non voglio, non so dire in lode del legno. Della sua infinita
varietà, delle sue qualità...".
Qualità e varietà che il Pinnino certamente conosceva, gestiva ed esaltava!
Per nostra fortuna la tradizione non si è interrotta nel nostro tessuto
socio-economico e, tra i superstiti cultori di questa arte, voglio almeno ricordare
un giovane e validissimo Artigiano del legno, quel Pasquale Labianca che
prima operava sotto l'Arco di San Rocco, a ridosso della Chiesa di S. Caterina
d'Alessandria: quando si passava di lì, ci svelava i segreti di un mestiere alle
prese con un materiale tra i più duttili ed espressivi.
Mio padre, nella sua bottega, si limitava a "montare", a contestualizzare,
con precisione e delicatezza, quei pezzi lavorati altrove e applicati sui mobili
che prendevano forma e vita nella "stanza accanto"..