In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Cesare Pascarella, nel suo icastico romanesco, diceva che se a noi
sembrava di star seduti all'osteria, in verità siamo seduti nella storia!...Si può
dire lo stesso di tanti atti notarili. Che dovevano, di volta in volta, registrare,
dirimere, convalidare solo delle questioni bilaterali e contingenti, e invece
scrivevano passo passo antefatti e sviluppi dell'attuale miicrostoria, e
consacravano nelle loro pergamene i nomi dei contraenti che così
assurgevano al ruolo di Protagonisti!
Autori dell'Atto che dà lo spunto a queste conşiderazioni, sono il regio
giudice di Giovinazzo, Leone de Matteo, ed il notaio Nicola de Giacomo
pur'egli di Giovinazzo, e grazie ad essi ancora una volta si può parlare del
recupero di una storia e della storia di un recupero!
Dunque il 13 MAGGIO 1326 "ad istanza dei nobili uomini signor Angelo
del signor Paolo e giudice Angelo del signor Marino Guarriero di Bitonto... ci
siamo recati personalmente insieme con essi al luogo detto Santospirito nel
tenimento di Bitonto, come gli stessi bitontini ci asserirono... vedemmo, da essi
mostratici, un titolo o termine lapideo fisso nel terreno, circondato da altre
minori pietre, ed in testa al quale era scritto questo nome: Rex... E poscia, perché
i predetti signor Angelo e giudice Angelo dicevano (di temere) che il predetto
titolo lapideo per l'avvenire fraudolentemente, da baresi o da altri, si rimovesse
o fosse svelto, con lo scopo di poter conoscere a qual distanza il titolo medesimo
fosse dai suddetti pilieri, fecero misurare, in nostra presenza e sotto i nostri
occhi, da un certo Quunazio Piscinarolo di Bitonto, mediante una canna di otto
palmi... centoventuno canne, poco più o poco meno, giusta misura, come
vedemno, fatta sotto i nostri occhi..".
Quei pilastri intanto avevano anche il compito di "sospendere.. i
ladroni e la mala gente condannata all'estremo supplizio" al tempo di Roberto
d'Angiò e della regina Sancia d'Aragona, alla quale (come precisava Luigi
Sylos) "il re aveva donato in feudo la città di Bitonto. E Santo Spirito faceva
parte del feudo... Ora che è feudataria di Bitonto e delle sue dipendenze tra le
quali è l'incipiente borghetto di Santo Spirito limitato al castello d'Argiro
ed a qualche casupoletta di poveri marinai, ella fa valere la sua autorità di
augusta feudataria, perché i ladroni trovino lì pronti i pilieri a cui andranno
impiccati". (7)
Un Atto notarile e il commento di Luigi Sylos ci ripropongono allora la
storia di quell'appendice marina che è sempre stata preziosa per Bitonto. E quei
marinai (pescatori!) che vi abitavano e trafficavano quel tratto di mare che ha
costituito per tante generazioni il concetto e l'idea primigenia di mare, ci
restituiscono la topografia di un "tenimento" connaturato alla bitontinità: un
tempo assicurato da un contratto feudale o dai privilegi nobiliari, oggi "status
symbol" di una borghesia che lì ha voluto la sua seconda casa!
In quanto al sito in questione, ha qui ritrovato, fra le parentesi di due
citazioni, la sua dignità storica: su di esso ci sono succeduti secoli e secoli di
avvenimenti e di contesti; è stato sfiorato da masse enormi di piccoli protagonisti del quotidiano rurale e marino: una successione di volti, di parlate, di abiti,
di padroni, di mezzi di trasporto... Tanti, tanti come le combinazioni di cielo
che si sono succedute su quei pilastri implacabilmente infissi nel terreno a
indicare un confine e la sua progressiva irrisorietà.
(7) Luigi Sylos: BITONTO NELLA STORIA (volume secondo), 1983