In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
La vocazione agricola di Bitonto è vecchia di secoli, ed è la nostra vera tradizione culturale, una delle radici fondamentali del tessuto sociale della nostra
comunità. "La terra - come giustamente affermava il Romagnosi a proposito dell'incivilimento dei popoli - non è solo uno strumento produttivo fra gli altri...
è pure sede della vita sociale, la quale ne è atteggiata e plasmata".
Bitonto seppe talvolta sfruttare egregiamente le sue risorse: i Rogadeo e i Bove, ad esempio, più come borghesi efficienti e dinamici, che come imbelli aristocratici, eccelsero nel commercio dell'olio e dei prodotti agricoli. Da Santo Spirito partivano le navi allestite con le derrate dell'entroterra bitontino, e il Mediterraneo ne fu solcato in lungo e in largo.
II porticciolo di Santo Spirito fu dunque preziosa appendice strategica dell'iniziativa bitontina, e Giovanni Antonio Bove fu anche il Regio Doganiere del porto e "caricaturo". Riparò ed ampliò il porto ed il 2 gennaio 1564 eresse, purtroppo a labile segno dell'audace piano commerciale, due colonne alte circa 20 metri col diametro che superava il metro!
Erano gli obelischi ei fasti incruenti della gente bitontina.