In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
La Chiesa avrà sempre documenti sicuri per la sua storia.
Al di là dell'impegno missionario e, speriamo, della continua conversione dei suoi membri, la Chiesa, come organizzazione, avrà sempre due notevolissime e gloriose appendici: il mecenatismo nell'ambito artistico e la burocrazia, pignola ma efficiente, che annota ogni evento che la riguardi.
La costruzione o l'abbellimento di una chiesa sono seguiti passo per passo: spese, offerte, lasciti, controversie... tutto è riportato con scrupolo dagli anonimi amanuensi dei capitoli o delle rettorìe.
Il 20 gennaio 1468 c'è una annotazione che riguarda il Coro della Cattedrale, a proposito del possesso canonico dell'illustre Procuratore D. Giovanni D'Aragona.
Quel giorno il Vescovo del tempo, Mons. Antonio, frate di Reggio Emilia, "in Choro Maioris Ecclesiae Bituntinae... personaliter posuit in possessionem" il prelato di così augusta Famiglia.
Si evince da questa scarna cronaca che il Coro, pur con le appendici mobili resesi necessarie per ospitare i numerosi Canonici, già esisteva almeno embrionalmente.
Il Coro era (lo è ancora?) il luogo privilegiato della vita di una Cattedrale: lì la preghiera si faceva insistente, sistematica e continua. "Latinorum" o no, era la Chiesa che pregava.
A chi crede, dovrebbe dare un senso di fiducia e di pace pensare a questa "scala" che, come nell'episodio biblico di Giacobbe, unisce Bitonto al Cielo, da sempre.