In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Tra Palo e Bitonto spesso non è corso buon sangue. Gli 'sfregi' da parte a parte non si contavano e di qualcuno, più cruento, è giunta notizia fino a noi. Il motivo di quest'antica e tenace ruggine bisogna ricercarlo nelle solite questioni di confine e in un certo periodo di tempo in cui Palo (con Modugno), a partire dal 1459, si rifiutò di pagare le collette e le decime dell'olio sui possedimenti che cadevano nel nostro demanio.
La 'Universitas' protestò, approfittando della venuta a Bitonto del Principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini, il 10 febbraio 1460.
Il ricorso, a dire la verità, fu respinto, nonostante l'esistenza di un 'istrumento' che regolava la materia. La durezza della risposta del Principe di Taranto che non volle riconoscere a Bitonto il suo credito, molto probabilmente era da ricercarsi nella tiepida fede della città verso la causa angioina, per cui il principe si batteva(9).
La questione si trascinò oltre questa petizione respinta. Quando, il 1462, ci fu tregua tra le forze del Principe di Taranto e quelle di Ferdinando d'Aragona, Bitonto si rivolse con fiducia a quest'ultimo e, finalmente, sei anni dopo si riconosceva a Bitonto la facoltà di esigere da Palo e Modugno «i diritti delle decime dell'olio per le terre da essi possedute in quel tenimento; non adempiendo nel termine di 15 giorni, siano sottoposti alla pena di 1.000 ducati di oro da versarsi all'erario».
(9)G. Pasculli, Storia di Bitonto, Bitonto 1962.