In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Si potrà capire meglio la controversia appena ricordata, sfruttando la significativa coincidenza delle date: la precedente (12 febbraio 1311) e quella del 13 febbraio 1265.
Quest'ultima si riferisce alla visita che Tanfuro di Capua fece a Bitonto per ordine di Riccardo, capitano generale, in un momento storico in cui la Puglia e Bitonto stavano passando
dall'agonizzante dominazione degli Svevi (tre anni dopo Corradino sarà decapitato a Napoli) a quella sempre più incombente degli Angioini(13).
Tanfuro di Capua, per poter delimitare i confini del nostro territorio chiede alla 'Universitas' che gli siano messi a disposizione 50 cittadini capaci di coadiuvarlo in quella fatica
(la prassi di rispettare le autonomie amministrative delle 'Universitates' sarà poi sempre seguita da Carlo d'Angiò).
Come documentano l'Acquafredda e il Pasculli, «i termini lapidei o fittoni furono messi nei seguenti luoghi:
1) dalla parte del mare, verso Bari, in luogo detto 'arenarum titolo' di Modugno);
2) macchie, in Via Camerata;
3) località Scoccavato (Baligio);
4) macchie in località Bavotta;
5) macchie sulla via tra Bitonto e Binetto;
6) confine di Palo;
7) Murgia;
8) località di fronte al castello Coratino;
9) selva del regio demanio;
10) chiesa di S. Chirico alle Matine;
11) chiesa di S. Eugenia;
12) chiesa di S. Maria di Sovereto;
13) chiesa di S. Martino delle Selve e di qui al mare, tra Giovinazzo e S. Spirito».
Oltre alle considerazioni topografiche di ciò che oggi definiamo 'imperativo territoriale', mi preme fare l'esegesi, se così si può dire, dei nomi usati in questa carta del XIII sec., ove sono registrati termini religiosi e militari, ma con una notevolissima prevalenza dei primi sui secondi per indicare i latifondi o i ' mansi ' del circondario. E' evidente come la società fosse satura di una mentalità religiosa e la riversasse ovunque: non solo nel costume, nell'arte, ma anche nell'onomastica rurale.
Molti di quei nomi sopravvivono e sono tuttora legati ai luoghi che contrassegnano almeno da sette secoli.
(Anche la eventuale rilevanza dei fatti 'religiosi' in questo lavoro, non dipende da un'arbitraria scelta di chi ne ha curato il recupero e il commento, quasi abbia voluto privilegiarli, censurando magari i fatti e gli avvenimenti 'profani'... dipende piuttosto dalla obbiettiva contestualità e complementarietà della vita civile con quella religiosa, soprattutto in epoca medioevale).
(13)G. PASCULLI, Id.