In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.

Avvenne il 19-02-1953 ...


Non potremo gustare veramente, compiutamente l'Arte, se non ne sapremo individuare ed apprezzare ogni sia pur minima traccia, e i particolari, le sfumature e i momenti di grazia anche dei piccoli, anonimi artisti.
C'è un itinerario turistico ancora da individuare a Bitonto, accanto a quelli proposti, ad esempio, dal prof. Milillo. Un itinerario che tocchi tutte quelle abitazioni impreziosite dalla mano esperta di uno scalpellino che ha saputo trasformare uno scontato particolare di un prospetto, di un interno, in un ricamo di pietra, compiuto, leggiadro. Se ci facessimo più attenti a questi ornati, scopriremmo una interessantissima 'galleria' che, talvolta, si dovrà recuperare sotto le insensate croste delle imbianchiture.
Naturalmente, non sempre questi geniali artigiani sono degli illustri sconosciuti. C'è un nome di meritata evidenza che vogliamo ricordare in particolare: quello di Emanuele Saracino, «imprenditore-artista, progettista ed esecutore materiale di opere d'arte», come giustamente lo definisce Giovanni De Napoli(18), commemorandone la morte, avvenuta il 19 febbraio 1953, in un prezioso scritto che opportunamente elenca le opere del Saracino, a Bitonto e nella provincia.
Ricorderemo soprattutto le lapidi commemorative di Felice Cavallotti e di Francesco Spinelli, di cui fu allievo e continuatore nella Scuola serale comunale di Disegno, che tante vocazioni artistiche ha suscitato e coltivato dal secolo scorso ad oggi.
Nella zona adiacente alla vecchia stazione della «Bari-Barletta» si trovava la 'bottega' di Emanuele Saracino: una 'bottega' nell'accezione rinascimentale del termine. Ove un 'maestro' ideava e realizzava le sue opere, e la sua quotidiana, umile ed ispirata fatica diventava il testo vivente e autorevole di un apprendistato, di un tirocinio pratico, concreto. Da quella 'bottega' uscirono le tante sculture che dovevano abbellire e impreziosire le case degli uomini, dei vivi e anche dei morti.

(18)G. DE NAPOLI, , «Studi bitontini» 11, 1973.