In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
«In tutte le attività culturalmente e socialmente più qualificate, e di uno o più idiomi il cui uso è invece ristretto ai rapporti e alle attività meno qualificate, diamo al primo il nome di 'lingua' in senso
stretto, e al secondo, o ai secondi, il nome di 'dialetto'»: così Tullio De Mauro.
«Oltre ad un gran numero di nuove voci-madri, furono raccolti i proverbi più concettosi e più usati, le frasi e i modi di dire tipici di questo dialetto, inconfondibile tra cento per la sua pronunzia risonante, vigorosa, rude, che è l'espressione dell'indole volitiva, tenace e, alle volte, violenta del 'vir' bitontino»: così il ' nostro' Giacomo Saracino, scomparso il 25 febbraio 1961(23).
Chi è quest'altro Saracino della nostra storia culturale? Il De Mauro risponderebbe che è stato uno di quelli che con vivissima e profetica passione ci ha aiutato «finalmente a muoverci con affetto e intelligenza nella 'selva' eterogenea dei nostri dialetti... questo patrimonio immenso di cultura intellettuale, di creatività storica». E risponderebbe Alfonso M. Di Nola che Giacomo Saracino ha contribuito al recupero di queste «parole abbandonate... riacquisto gergale di mondi cancellati, di alvei storici» a cui erano consegnate la cultura, la genialità, la fantasia del popolo, come l'aveva accumulata nel corso dei secoli, creando quelle inconfondibili metafonesi che hanno distinto i dialetti da zona a zona, anche da borgo a borgo.
La Scuola bitontina dovrebbe riscoprire il ruolo, i meriti di Giacomo Saracino, ed ereditarne la grande lezione: smetterla di snobbare o disprezzare il dialetto e rivalutare, con competenza lessicale ed etimo logica, e con umiltà, questo grande patrimonio consegnato ai modi di dire dialettali, privilegiato modo concettoso per rendere (e restituirci) i sedimenti della espressività dell'animus popolare.
Il Lessico dialettale bitontino del Saracino è un 'museo' di storia patria, perchè la parola è vero e proprio documento che ci riporta l'eco della romanità e delle stratificazioni storiche, sociali e politiche successive.
(23)G. SARACINO, Lessico dialettale bitontino, Bari 1957, II edizione.