In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Si è accennato al diploma che Alfonso V concesse a Bitonto per assicurarle alcuni benefici e privilegi. Ma non andava sempre così: talvolta Bitonto doveva subire i... diplomi concessi alle altre città.
Per esempio, quando il 6 marzo 1461, all'indomani della dura guerra dalle alterne vicende tra il Principe di Taranto, di parte angioina, e Ferdinando I d'Aragona, quest'ultimo volle in qualche modo premiare la fedeltà alla sua causa di Giovinazzo, mentre i Molfettesi e i Bitontini s'erano dimostrati «traditori perfidi e maledetti ribelli e scomunicati» (!).
L'antica ruggine tra Giovinazzo sveva e l'angioina Bitonto, che già tante sanguinose scaramucce aveva provocato tra i due paesi, esplodeva così ancora una volta e, suggeriva, ahinoi!, ai Giovinazzesi astute ed umilianti forme di rivalsa.(6) Infatti essi ottennero che da Bitonto (e da Molfetta) partisse, il primo di maggio, un corteo guidato da quattro notabili che, a piedi, al suono dei... pifferi e dei liuti, doveva portare un omaggio floreale alla Universitas di Giovinazzo, fra l'immaginabile tripudio e lo scherno dei Giovinazzesi.
Per fortuna dei nostri antenati, la penosa cerimonia durò solo due anni. La pace tra il Principe di Taranto e Ferdinando aveva stabilito, tra le altre clausole, che Bitonto e Giovinazzo toccassero entrambe al Principe. E questi abolì ben presto la beffa di quel pellegrinaggio, non ultima nè lieve conseguenza delle guerre che, a dirla col Muratori, sempre e in qualche modo subivano i «poveri popoli condannati a far penitenza de gli alti disegni».
(6)G. Pasculli,Id., p. 217.