In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Il notaio bitontino De Tauris ha lasciato nelle sue carte tracce preziose della vita civile, religiosa e culturale del XV secolo a Bitonto.
Nei contratti e nelle registrazioni stilate dalle sue mani, con accenni chiari ed esaurienti alla materia da stipulare, il De Tauris ci permette di dare sguardi, talvolta anche indiscreti, sulla vita del suo tempo.
Il 7 marzo 1454 egli registra una nomina vescovile e la successiva cerimonia di insediamento di un maestro, simbolicamente assiso su una cattedra posta nel transetto della nostra cattedrale, mentre il Capitolo salmodiava inni augurali(7).
Dal Vescovo Paolo de Affatati (d'origine bitontina) era affidata al maestro una fèrula, cioè una verga rivestita di velluto rosso. Un simbolo abbastanza trasparente di una funzione affidata al ben più pro saico ed efficace staffile che, nella scuola bitontina dell'epoca, derivava più dalla tradizione spartana che da quella, poniamo, di un Vittorino da Feltre.
Naturalmente, parlare di scuola bitontina nel XV secolo è sproporzionato rispetto all'effettiva consistenza delle scuole pubbliche del tempo. L'insegnamento era per lo più privato, ovviamente per chi poteva pagarsi le lezioni. E anche qui ci soccorrono gli atti notarili da cui l'Acquafredda(8)desume alcuni nomi di maestri che, tra il XV e il XVI secolo, hanno insegnato a Bitonto. Sono Giacomo Medio, Don Pietro De Lillo e Don Francesco Ghesio, il quale riceveva anche 22 ducati dall'Università per il fitto dei locali adibiti a scuola.
La consegna della fèrula, momento culminante del rito di insediamento su un'altra cattedra predisposta accanto a quella del Vescovo, ci dice già molto sullo stile di quel fare scuola. Oggi saremmo a ragione perplessi di fronte ad una prassi del genere, ma, se storicizziamo, ci accorgiamo che è ben poca cosa a confronto di un altro rito: quello descritto da Albino Bernardini, maestro a Lula, in Sardegna, appena ieri.
All'inizio dell'anno scolastico, ogni alunno affidava infatti al proprio insegnante una bacchetta nerboruta preparata dal genitore che, in questo modo, offriva una precisa delega al maestro.
Così la scuola, nella preistoria dei contributi illuminanti e liberatori della psicologia.
Oggi il maestro ha perso la fèrula e non proviene dalla ieratica cerimonia delle cattedrali. In compenso possiede alcune convinzioni ed alcune tecniche (speriamo, almeno), che gli consentono di fare benis simo a meno di quell'ambiguo scettro che piegava e piagava l'animo dei giovani.
(7) G. Pasculli Id., p. 224.
(8) V. Acquafredda, Bitonto attraverso i secoli, Bitonto 1937, vol. II, p. 1G5.