In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
«I fatti storici non esistono finchè lo storico non li crea» affermava Carl Becker. É vero: soprattutto se si tratta di personaggi storici.
Alcuni personaggi sono proposti, menzionati; altri sistematicamente ignorati, misconosciuti. Abbiamo studiato e fatto studiare la storia, ma i nomi erano sempre quelli: erano diventati dei luoghi comuni, come quei monumenti che da sempre stanno da qualche parte e si confondono sempre più col paesaggio.
Il Risorgimento Italiano è una miniera ancora inesplorata di episodi e di protagonisti cosiddetti minori, una miniera ridotta soltanto a qualche filone della storiografia ufficiale continuamente citato e sfruttato, e forse per questo ormai incapace di porgere un autentico messaggio e una vera commozione.
Sfogliamo più spesso allora le pagine della storia locale, del «nostro» Risorgimento, e vi troveremo nomi, vicende, significati di tutto rispetto, che non attendono altro che di «esistere»: di essere, cioè, recuperati, riesumati, e di dare linfa nuova alla nostra riflessione sul passato!
La data odierna, infatti, ci riporta al lontano 15 marzo 1800 quando, alla caduta della Repubblica Partenopea, iniziò l'esilio a Marsiglia e poi a Parigi, dell'avvocato bitontino Sergio Frisicchio, della scuola del grande giurista e patriota Mario Pagano(16)
Una vita rocambolesca la sua, tutta intessuta degli eventi scaturiti dalla Rivoluzione Francese: la Repubblica Partenopea, appunto, e la sua caduta; la parentesi muratiana e la restaurazione borbonica; i moti del 1820 e la proclamazione della Costituzione, a Napoli, il 1848; la reazione borbonica, infine, del 1849, che gli fece perdere la pensione maturata in tanti anni di servizio nella Magistratura a Napoli, ad Altamura, all'Aquila, a Lucera, a Trani...
Il 1831 era ritornato a Bitonto e ne fu Sindaco, e i Bitontini, che ne avevano seguito, con commenti controversi, l'agitata vicenda umana e politica, ne ebbero sotto gli occhi le patetiche tracce: i capelli pre cocemente incanutiti e un tic nervoso, dovuti ad una notte tremenda trascorsa in carcere, quando temette veramente che la scure del boia si sarebbe abbattuta sulla sua testa.
Morì a Bitonto alla veneranda età di 89 anni: la sua vita è la storia di un periodo tra i più decisivi del nostro recente passato. Ma chi ne parla nelle nostre scuole?
(16)Botontum 2/dic. 1974, p. 26.