In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Si è già detto altrove di come i Vescovi della nostra diocesi abbiano attraversato la storia di Bitonto segnandola in qualche modo della loro presenza e della loro personalità.
I quasi tre decenni che hanno visto Mons. Aurelio Marena a capo della nostra Chiesa locale (la nomina, infatti, risale al 16 marzo 1950) sono, a maggior ragione, un capitolo cospicuo della recente storia bitontina, un capitolo ancora aperto(17), in cui questo Prelato napoletano, fra noi, è stato protagonista in un periodo storico tra i più complessi per la Chiesa cattolica. La fine del pontificato pacelliano, che ci aveva abituato ad un magistero ieratico e indiscusso; l'esplosiva e sconvolgente parentesi giovannea; il pontificato di Paolo VI, riequilibratore sofferto delle tensioni e della crisi di crescenza di una Chiesa alla ricerca di una identità secondo i «segni dei Tempi» prima che sul quadrante della storia scoccasse il secondo millennio; il brevissimo, ilare pontificato di Giovanni Paolo I; e l'incipiente pontificato di Giovanni Paolo II, dal non controverso tono profetico e pastorale...
Mons. Marena è stato contemporaneo e testimone di questo lungo e decisivo periodo, che avrà lasciato il segno sui singoli (sacerdoti, consacrati, laicato, variamente sensibili alle sollecitazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II), ma non credo sulla Chiesa locale «in toto», che non appare ancora espressa al meglio di sè, e che perciò operosamente ricerca, anche in questo difficile periodo di Sede episcopale vacante, la sua unità, la sua identità, il suo ruolo.
Una Chiesa che ha insospettate risorse, ed è intessuta di anime generose che non lascerebbero sguarniti i tanti campi di apostolato a cui oggi chiama il Vangelo. Una Chiesa disorientata, ma che cova sotto la cenere le sue primizie, solo che fosse coordinata con la mano sapiente del Pastore, ottavo Sacramento per i credenti. Una Chiesa che anela al suo nuovo Pastore e che ha diritto alla sua autorità! Quell'autorità che, come afferma Henry De Lavalette, «non significa inchinarsi di fronte a determinate costrizioni, bensì rispondere ad una chiamata». Quell'autorità che, a dirla con Roger Schutz, «ha la funzione di suscitare l'unità».
La Chiesa di Bitonto è capace di maggiore impulso, di nuove fatiche; è matura per una disciplina adulta, compresa e accettata; è pronta a vivere in unità un altro momento di grazia e di impegno. Per questo hanno sofferto e soffrono le tante anime consacrate che nel nascondimento offrono i tesori del loro quotidiano martirio e delle loro intrepide fedeltà, e attendono, per /con tutti noi, con le lampade colme di olio fragrante, lo Sposo che torni ad animare la Sua Casa.
(17)Alla fine del novembre 1978, la S. Sede aveva accettato le dimissioni del Vescovo di Ruvo e di Bitonto.