In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Una graziosa leggenda che risale agli anni bui del Mille, riconosce in
San Chirico il salvatore della nostra città dalla furia devastatrice dei Saraceni. Il Santo sarebbe apparso sugli spalti dalle parti di Porta Robustina e
avrebbe messo in fuga le orde saracene.
Le tracce della grata devozione bitontina per questo intervento soprannaturale (anticipo di un altro ben più suggestivo e radicato nella nostra
memoria), dovevano sopravvivere in una chiesetta incassata nel borgo, tra
la chiesa delle Vergini e la Cattedrale. Oggi, quella chiesetta, ripristinata
nella preziosa severità e compattezza della pietra, è il «cenacolo» dell'Istituto delle «Figlie dei Sacri Cuori», consacrate ad una più intima fedeltà
agli ideali cristiani per «contemplare e rendere presente nel mondo l'amore
salvifico di Dio Padre» (dal I articolo delle Costituzioni).
Un decreto del Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, riconosceva, in data 7 Aprile 1959, la personalità giuridica dell'Istituto, la cui
fisionomia e vocazione religiosa si precisavano intanto grazie ai Documenti
Conciliari e a quelli pontifici che regolano gli Istituti Secolari.
Bitonto deve conservare «memoria» di questo «cuore» particolare che
ormai fa parte del suo tessuto spirituale e culturale e che è costituito da un
folto gruppo di donne che, da anni, fanno parte, con discrezione e generosa efficacia, della vita della nostra comunità. Le abbiamo incontrate nelle
parrocchie, nelle scuole, nell'anonimato domestico, in altri posti di lavoro,
segnate da una vocazione che, profeticamente, rinunciava al segno esteriore di un abito, e pur tuttavia non era ne è meno esigente dei più noti
itinerari di ascesi.
Da bambini, un po' tutti siamo stati sfiorati dalla «loro» presenza
quando sedemmo nei banchi di catechismo e scoprimmo quel mondo che,
proprio grazie a loro, conserva comunque in noi le sue feconde radici. Una
penetrante radiografia fatta con gli occhi della fede e, almeno, del rispetto
e della considerazione per le cose dello spirito, ce le farebbe scoprire incidenti nelle pieghe del vissuto bitontino.
Abbiamo intorno a noi mani perennemente alzate al cielo, in una offerta definitiva e quotidiana, senza pentimenti, alia sequela di Colei che
propose a sè il «Cristo povero casto e obbediente»: Anna De Renzio!(5)
Molto più tardi un Gianni Baget Bozzo più attendibile e... più convincente potrà scrivere a proposito: «Vorrei che le femministe facessero la storia
della Gioventù Femminile di Azione Cattolica: quella, per intenderci, di
Armida Barelli: ma la facessero, com'è giusto, in qualche modo dall'interno della Chiesa. Le donne comuni, (non le religiose, non le suore), si videro
affidate un compito di influenza cristiana sulla società, sulla scuola, sulla
famiglia che esaltava la loro iniziativa di donna e permetteva di mettere in
luce le qualità specifiche che le competevano.
Nella testimonianza cristiana, esse erano messe sul piano di eguaglianza con gli uomini e riuscivano meglio, mostravano più pazienza,
più destrezza, più coraggio, più zelo. Nella comunità cristiana, in quegli anni, la
donna crebbe».
(5) "Il cammino di un SI" Figlie del Sacri Cuori, Bitonto 1973