In questa sezione mi onoro di riportare una piccola antologia di fatti ed eventi bitontini, raccolti dal compianto Marco Vacca, che me ne fece dono tanti anni fa, quando per la prima volta incominciai a gestire qualche sito. Penso che questo tributo gli sia dovuto e spero che questa mia scelta non sia interpretata dalla grande moltitudine di suoi amici come un tentativo di "appropriazione indebita" da parte mia.
Un atto notarile del 14 Aprile 1293, con cui «Sire lacobo Rogadeo»
acquistava dei terreni "in loco Paterni', per le mani di un notaio che poeticamente chiamava se stesso «Angelus Filius quondam Iohannis
de bella civitatis Botonti», ci porta ad una delle radici più documentate di un illustre
casato che, da Ravello, si trapiantò a Bitonto (12).
Nato presumibilmente intorno al 1230 e morto verso il 1305 in piena epoca angioina, Giacomo Rogadeo deve questa ricognizione certa del suo
passaggio tra noi, ad alcuni atti notarili, tra cui uno del 1204 che riguarda
però il padre Leone che acquistava dei terreni fuori Porta Pendino, e un altro nel 1261 (notar Floro di Floro), che già riguarda le attività
di questo intraprendente uomo d'affari.
Il 1263 è già Maestro procuratore e portulano di Puglia e, come tale, si
firma in una missiva inviata da Barletta ai "provvidi e discreti uomini giudice Marco e giudice Gualtiero di Brindisi suoi amici":
questa lettera viaggia in...buona compagnia con una di Re Manfredi e riguarda la restituzione di alcuni vigneti al Capitolo brindisino (Manfredi, almeno in questo ca-
so, fu più prudente del padre nei suoi rapporti col Clero).
Giacomo Rogadeo, come Maestro portulano, presiedeva tutto il movimento marittimo e commerciale della regione adriatica del Regno; curava
le importazioni e le esportazioni e vigilava sui porti da Ortona e Pescara fino a Taranto. Passavano dalle sue mani i rapporti commerciali
con Venezia e con la Dalmazia, l'Albania, la Romania e l'Oriente.
Carlo D'Angiò lo ridusse a vita privata, ma il 1279/80 lo ritroviamo a
capo della "secrezia" di Puglia che raccoglieva gli introiti doganali di terra
e di mare. Fu un particolare incarico di fiducia quello affidato dal Re al
Rogadeo, quando lo autorizzò a restituire al Patriarca di Trani il godimento delle decime.
Già dal 1282, intanto, Giacomo Rogadeo aveva ricevuto il diritto di
cittadinanza a Bitonto e, come Sergio Bove, fu l'armatore di una potente
flottiglia mercantile che trasportava merci e vettovaglie fino in Provenza e
a Marsiglia.
La lunga ed attiva permanenza a Trani lo aveva certamente familiarizzato profondamente con quegli "Ordinamenti marittimi" che proprio da
quel porto, dal 1063!, si erano propagandati nel Mediterraneo, già prima
della celebre Tabula Amalphitana": li conosceva certamente, e li avrà
usati a proprio vantaggio.
Il 1291 il Nostro fu anche Maestro della zecca a Messina, dopo aver
operato in Terra d'Otranto ancora come Maestro portulano.
"H.S.E. SIRE IACOBI ROGADEI ET HEREDUM EIUS. QUI LE-
GITIS ORATE PRO EIS" questa lapide, trasferita dalla chiesa di S. Francesco d'Assisi(A), è l'ultima tenace memoria di un illustre borghese ante
litteram, di un uomo d'affari che era passato indenne attraverso i duri rivolgimenti politici che videro il passaggio dell' Italia Meridionale dalla dinastia sveva a quuella angioina.
(12) F. Carabellese, Giacomo Rogadeo Ravellese di Bitonto, nella vita civile e politica del Regno di Puglia, Trani 1901